Serata organizzata dal Rotary Club San Giorgio di Piano.
Il presidente Giovanni Corona, dopo gli inni, ha salutato i presenti ed ha dato la parola all’assistente del governatore Michele Poccianti che ci ha illustrato l’iniziativa Rotary, partita dagli Stati Uniti, che ha fornito il contributo per l’acquisto di 13 notebook all’Istituto Taddia di Cento e 10 ad una scuola di Comacchio. Giovanni Leporati ha letto il corposo curriculum del relatore della serata: il prof. Giorgio Gruppioni
Giorgio Gruppioni è titolare della cattedra di Antropologia nella Facoltà di Conservazione dei Beni Culturali dell'Università degli Studi di Bologna (Polo scientifico-didattico di Ravenna), sede presso la quale tiene i corsi di Antropologia, Paleontologia umana, Ecologia e dinamiche delle popolazioni umane e Laboratorio di Antropologia archeologica.
Ha al suo attivo circa 300 pubblicazioni scientifiche.
Il professore ha esordito ricordando che il 25 marzo è stato dichiarato Dante Di. Il 25 marzo nel 1300 a Firenze era l’inizio del nuovo anno e di conseguenza l’inizio del secolo, anche se non tutti gli studiosi condividono questa data.
Il professore è poi passato a raccontarci, con molta perizia, la storia della vita di Dante. Il suo vero nome era Durante, abbreviato in Dante; l’abbreviazione dei nomi era già in uso ai suoi tempi. Per la data di nascita si sa di preciso l’anno: il 1265, non il giorno, sappiamo solo che è nato sotto il segno dei Gemelli, quindi fra il 21 maggio ed il 21 giugno. Sposò Gemma Donati, di una famiglia molto ricca e importante del tempo. Il padre di Dante era Alighiero di Bellincione, banchiere che si era arricchito anche facendo l’usuraio. Il cognome Alighieri deriva da Aldighieri, famiglia Ferrarese. Il trisavolo di Dante Cacciaguida, ricordato nella Divina Commedia, sposò una Aldighieri (una donna della val di Pado), proveniente da Ferrara, che volle dare il suo cognome ai discendenti che così si chiamarono Alighieri e non Cacciaguida.
Un aspetto, non sempre ricordato di Dante, è il suo impegno politico, anche ad alti livelli.
A quei tempi c’era la lotta (una vera guerra) fra il partito dei Guelfi (favorevoli al Papa) ed i Ghibellini (favorevoli all’imperatore). Dante si schierò coi Guelfi e partecipò alla battaglia di Campaldino fra i Guelfi (prevalentemente fiorentini) e i Ghibellini (prevalentemente di Arezzo). Dante partecipò in prima fila come cavaliere. Fu una battaglia molto cruenta e vinsero i Guelfi. Successivamente i Guelfi che governavano Firenze si divisero in due fazioni: i Bianchi sostenuti dalla famiglia dei Cerchi ed i Neri, sostenuti dalla famiglia dei Donati (quella della moglie di Dante).
Dante si schierò coi Bianchi, ma durante una sua missione a Roma, dal Papa, fu processato in contumacia e condannato all’esilio, ed al rogo se fosse rientrato a Firenze. Da allora comincia la sua vita da esule, ed i suoi tentativi di tornare a Firenze non avranno mai successo.
Vagò fra varie corti dell’Italia settentrionale, si fermò a Verona dove diffuse per la prima volta la cantica dell’inferno e probabilmente compose il Purgatorio. Nel 1318 si trasferì a Ravenna ospite della famiglia dei Da Polenta, signori della città. Lo raggiunsero anche i figli Jacopo e Pietro e la figlia Antonia. La figlia si fece suora col nome di suor Beatrice.
Dante a Ravenna concluse la sua opera: la Commedia. Verrà chiamata “Divina” solo più tardi dal Boccaccio. Dante venne mandato da Guido Da Polenta per una ambasceria a Venezia, con la quale Ravenna aveva dei conflitti per i commerci, soprattutto del sale. Il viaggio avvenne via terra, nel mese di agosto e durò 3 giorni per l’andata ed altrettanti per il ritorno. Tornò a Ravenna già febbricitante e l’ipotesi, abbastanza probabile, è che abbia contratto la malaria nell’attraversare le valli di Comacchio. Naturalmente non c’è la certezza scientifica di questo.
Nella notte fra il 13 ed il 14 settembre Dante morì, assistito dai figli. Dante fu sepolto in un sarcofago di epoca romana e posto sotto il portico della chiesa di S. Francesco. Le ossa nei secoli subirono varie vicissitudini, furono nascoste dai frati del convento di S. Francesco per evitare che fossero portate a Firenze; poi ritrovate, furono nascoste di nuovo all’arrivo di Napoleone. Da allora non si seppe più nulla, e furono ritrovate miracolosamente durante dei lavori di ristrutturazione nel 1865. Oggi i resti si trovano nel tempietto costruito nel 1781. Subirono uno spostamento durante la seconda guerra mondiale e furono sepolti nel giardino vicino, per evitare che fossero danneggiati dai bombardamenti aerei.
L’ultima parte della relazione ha riguardato l’aspetto fisico di Dante. Esiste una descrizione fatta da Boccaccio, ma è postuma in quanto lui non l’ha mai potuto incontrare, era un bambino quando Dante è morto. I moltissimi ritratti di Dante ritrovati sono tutti posteriori alla sua morte. Nel 1921, nel sesto centenario della morte, partendo dalle ossa un antropologo fece la ricostruzione del cranio dal quale si cercò di ricostruire il viso. La mandibola mancava e fu ricostruita. Dal cranio si ricavarono le sembianze del viso. Con le tecniche moderne, con l’ausilio delle tecnologie digitali, si è ora di nuovo ricostruito il volto che il professore ci ha mostrato. L’attendibilità e del’80-90%.
Concludendo Dante è stato un genio eccezionale con una cultura ed una memoria fuori dal comune, ma era anche un uomo con le sue passioni le sue vittorie e le sue sconfitte. Tutti abbiamo seguito la piacevole ed interessante conferenza, ed abbiamo ringraziato il professore per la dotta relazione. Primo Zannoni