Il nome di Cento si riferisce alla centuriazione della Pianura Padana, l'opera di bonifica, deforestazione e suddivisone terriera realizzata dai Romani nel II secolo a.C., ma il suo sviluppo, da piccolo borgo di pescatori sperduto nelle paludi (testimonianza di tale origine rimane nello stemma cittadino dove spicca un gambero rosso) a centro civico a forte vocazione agricola, è tutto collocato nei primi secoli dopo il Mille.
A quest'epoca di estese bonifiche e di donazioni da parte del vescovo di Bologna e dell'abate di Nonantola, risale la nascita della Partecipanza Agraria, l'Istituzione che ridistribuisce a cadenza ventennale i terreni fra i discendenti maschi delle famiglie che costituirono, nel XII secolo, il nucleo iniziale della comunità.
Da sempre terra di confine, Cento, pur essendo proprietà della Chiesa di Bologna, ha subito nei secoli le mire degli stati limitrofi, in particolare del Ducato ferrarese.Nel 1502 il Papa Alessandro VI la sottrasse al dominio del Vescovo di Bologna e la assegnò in dote alla figlia Lucrezia Borgia, promessa sposa al duca Alfonso I d'Este.
Ritornata sotto il dominio della Santa Sede nel 1598, Cento visse nel 1600 e 1700 anni di grande splendore grazie al rinnovamento architettonico e urbanistico, oltre che alla fiorente vita culturale ed artistica: fu questo il contesto in cui nacque e operò il grande pittore barocco seicentesco Giovanni Francesco Barbieri detto il Guercino.
La conferma di tale rinascita avvenne formalmente nel 1754, quando Papa Benedetto XIV attribuì a Cento il rango di “città”.
Testo tratto da:
Guida a Cento, Città d'Arte - Città del Guercino